Tuesday, August 22, 2006

GRAZIE AL QUOTIDIANO “IL CENTRO” ! SEMPRE ATTENTO PER LA DIFESA DELL’AMBIENTE
Puntualmente il Quotidiano dell’Abruzzo “Il Centro”, a firma del giornalista Saverio Occhiuto, ha pubblicato nella edizione odierna la mia segnalazione con un titolo a tutta pagina.
Non posso che esprimere la mia soddisfazione per la risonanza che l’evento ha ed ha avuto in seguito all’intervento del nostro più diffuso quotidiano regionale che raggiunge ogni angolo della Comunità abruzzese.
Questo sito amatoriale, creato solo nel 2004 da un “anziano marinaio pilota motonautico” che si nutre di carta stampata fin da quando iniziò a collaborare, negli anni ’60, sulle colonne delle pagine locali dei quotidiani romani, raggiunge una media di 150 visite al giorno. Rispetto alle decine di migliaia di lettori de “Il Centro” rappresenta una goccia nell’Oceano.
La considerazione dimostrata nei miei riguardi dagli amici de “Il Centro” mi sprona, comunque, anche se “navigo” nella stagione della vita nella quale di solito ci si riposa, a far si che quella “goccia che si versa nell’Oceano” sia sempre sapida dello stesso entusiasmo che mi animava ai tempi dei miei raid motonautici.
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Approfitto dell’occasione per ricordare, a chi si trovasse occasionalmente sul monitor questa pagina web, che questo articolo appare anche sul portale
http://www.pescaraonline.net/ . Ha come titolo “QUI L’ABRUZZO DAL MONDO” in quanto è stato concepito proprio come mezzo di comunicazione tra gli emigranti pescaresi ed abruzzesi sparsi per il mondo e la loro terra d’origine. Infatti un terzo dei 150 visitatori giornalieri sono residenti negli USA.
Tra questi conterranei ce ne sono molti che consultano le pagine web de “Il Centro
” raggiungibile digitando http://www.ilcentro.it/.
Romano Di Bernardo

GASOLIO NEL FIUME PESCARA *** UN FLUSSO CONTINUO DI SOSTANZE OLEOSE SCENDE A VALLE PER ORE E…NESSUNO CI FA CASO

di Romano Di Bernardo

Foce del fiume Pescara - 21 Agosto 2006 – ore 09,20 – Mi trovo sul molo Nord del porto canale, sono venuto fin qui per la solita passeggiata giornaliera ed anche per fotografare i due traghetti, la IVAN ZAJC e il PESCARA JET, che stanno per partire per la Croazia. Solo di lunedì è possibile trovare le due navi, tanto diverse, attraccate alle due banchine della nuova darsena.
Sento una puzza di gasolio che proviene dal fiume, vado sul bordo del molo e vedo l’intero canale che sembra un arcobaleno. I riflessi del sole producono un effetto di scomposizione della luce proiettando sul pelo dell’acqua tutta la gamma dei colori visibili, come accade nell’aria dopo la pioggia. Capisco subito che non sono testimone di un fenomeno naturale ma piuttosto che è in atto l’ennesima mascalzonata di qualche pescarese senza scrupoli che sta scaricando nel nostro fiume, e quindi nel cuore dell’Adriatico, una grande quantità di una micidiale mistura di veleno. L’evento era già in atto, mi assicura una coppia di francesi presenti, da più di mezz’ora.

Immediatamente prendo il telefonino. Vorrei chiamare la Guardia Costiera, ma non ricordo il numero, allora compongo il 113. Mi risponde una voce femminile che mi assicura la tempestiva segnalazione alla Capitaneria di Porto e ai carabinieri, suggerisco io stesso alla operatrice della polizia, dato che in quel momento in darsena si trova una motovedetta dei dell’Arma C.C.-

Dopo pochi minuti la motovedetta CC giunge a bassa velocità all’imboccatura del porto canale e il comandante si affaccia per verificare quanto da me segnalato. Spero che abbia valutato la situazione e agito di conseguenza come prevede la legge. Pochi minuti dopo, arriva sul molo sud una Fiat Panda della Guardia Costiera seguita da un motoscafo con due marinai a bordo.

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Non è la prima volta che segnalo il passaggio di sostanze oleose ma non si è mai riusciti ad identificare e punire quei criminali, piccoli o grandi che siano, che inquinano le nostre acque. Fin dagli anni ’70, quando dirigevo un Club Nautico lungo il fiume, un giorno, a bordo di un piccolo gommone scoprii la cloaca da cui proveniva il “veleno” . Telefonai ai carabinieri di Spoltore, competenti per la zona, ma non avevano i mezzi per risalire all’inquinatore.

Quello che più mi colpisce in tutta questa brutta faccenda è il comportamento dei semplici cittadini come me che vedono, predicano contro questo e contro quello ma non segnalano alle autorità le brutture di cui sono testimoni. Dico questo perché un gruppo di pensionati, frequentatori abituali del porto, mi conferma che il “passaggio” del gasolio nel fiume dura da qualche settimana….
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Monday, August 14, 2006

ECOGRAFIA E… CACCIA AI SOMMERGIBILI *** DAI RICORDI DI UN ECOGONIOMETRISTA (OPERATORE sonar) *** Corso specialisti C.E.M.M. S. Vito –Taranto - 1954 – 1955

di Romano Di Bernardo

Spesso mi reco nel reparto Cardiologia Vascolare presso l’Ospedale dell’Università di Chieti per sottopormi ad una ecografia di controllo delle arterie e, puntualmente, quando mi sdraio sul lettino e il medico comincia a passare quella specie di MAUS sul mio torace mi precipito con la mente nella COC (Centrale Operativa di Combattimento) della mia corvetta “BAIONETTA” la stessa che imbarcò il Re “fuggiasco” al largo di Ortona nel 1943.
La nave, nel 1954, era ancora il servizio e veniva usata per addestrare noi, allievi specialisti della Scuola Militare CEMM di Taranto, alla caccia antisommergibile.
Voi vi chiederete…Ma che ci ’"azzecca” tutto ciò con la tua visita di controllo e con la ecografia?

Ebbene, per quelli che non ancora lo sapessero, l’ECOGRAFO, strumento ad ultrasuoni, usato per le indagini mediche e per monitorare lo sviluppo del feto nell’addome materno, è, né più né meno, figlio di quello stesso apparato che noi giovani allievi usavamo per scovare, durante le guerra fredda, probabili sommergibili sovietici nel Mediterraneo.
Lungo e noioso potrebbe risultare la spiegazione del lungo percorso di questa tecnologia degli ultrasuoni in questa nota, perciò mi limiterò a trascrivere il contenuto della voce SONAR che oggi stesso ho inserito nella enciclopedia Vikipedia.org aperta a tutti .

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SONAR / SONARMAN / - Apparecchiatura elettronica ad ultrasuoni per la individuazione di oggetti sommersi così definito dalla Marina USA durante la seconda guerra mondiale. Il SONAR è derivato dall'IDROFONO, usato già nella prima guerra mondiale da molte flotte, che serviva alle navi ed ai sommergibili per "ascoltare" i suoni sottomarini e quindi individuare il rumore dei motori delle unità e la direzione di provenienza. Dalla elaborazione dell'Idrofono (apparato solo ricevente) è scaturito L'ECOGONIOMETRO (SONAR).

Questo apparato emette degli Ultrasuoni che viaggiano nell'acqua ad una velocità di circa 1.500 metri al secondo e rimbalzano (come del resto accade nell'aria) se incontrano un ostacolo (l'ECO). Calcolando il tempo impiegato dal suono dal momento dell'emissione al suo ritorno, si ottiene la distanza dell'oggetto. Nel 1941 la Marina tedesca studiò un SONAR che fu installato anche su alcune corvette italiane dell'epoca (classe Baionetta) e sugli U-BOAT operanti nell'Atlantico.

Il sistema di rilevazione della direzione di provenienza del segnale acustico era abbastanza valido, ma la misurazione della distanza del bersaglio era basata su una scala meccanica su cui scorreva un cursore che riproduceva il percorso del suono nell'acqua. L'operatore, al momento della percezione dell'ECO, doveva "FERMARE" il cursore sulla scala e comunicare la distanza del bersaglio alla centrale operativa. Anche se impreciso l'ecogoniometro installato sulle corvette italiane, grazie anche all'abilità degli operatori scelti in massima parte tra i radiotelegrafisti, permise l'affondamento di alcuni sommergibili inglesi nel Mediterraneo.


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L’ecografo che si usa in medicina, applicando lo stesso sistema del SONAR, è in grado di farci vedere attraverso un monitor a colori il quadro dell’interno del nostro corpo senza procurare danni ai tessuti. Le onde ultrasonore sono innocue alla salute

Saturday, August 12, 2006

BOOM DI VIAGGIATORI SUI TRAGHETTI PER LA CROAZIA

www.pescaraonline.net

di Romano Di Bernardo
Come si prevedeva, in questi giorni, migliaia di turisti partono e arrivano dalla vicina Croazia servendosi dei due traghetti che fanno la spola tra Pescara e Spalato con transito alla rinomata isola di Kvar che molti definiscono la “IBIZA dell’Adriatico”.
Questo movimento era comunque prevedibile viste le esperienze passate del nostro porto, iniziando dagli anni ’60, quando, per la prima volta Pescara divenne lo scalo del Centro Italia più richiesto sulla rotta Pescara – Spalato.
La guerra nella ex Jugoslavia degli anni ’90 interruppe quel flusso importante di persone e mezzi che coinvolgeva positivamente non solo il turismo ma tutte le altre attività economiche della Città e della Regione.
Ora lo scenario è cambiato. Pero, anche se il porto risulta più grande dopo la costruzione delle due nuove banchine, occorrono urgenti provvedimenti per garantire l’agibilità della darsena durante tutto l’anno. E bisogna anche prevedere un incremento delle linee di traghetto verso altri paesi del Mediterraneo. Diversi armatori sono interessati al nostro scalo ma finché non sarà possibile l’attracco con assoluta sicurezza non possono rischiare.
Intanto constatiamo con soddisfazione che in queste settimane d’agosto, nonostante l’incertezza del tempo, sia la IVA ZAIC che viaggia di notte e arriva la mattina, sia il catamarano veloce PESCARA JET, che parte la mattina alle 10.30 ed arriva a Spalato dopo 4 ore, hanno registrato il tutto esaurito. Si sono formate, addirittura, lunghe liste di attesa per la prenotazione della traversata.
Per ora tutti soddisfatti. Il nostro scalo dimostra di poter svolgere un compito importante nel traffico dei traghetti. Ma non bisogna riposare sugli allori; a costo di apparire noiosi sollecitiamo gli operatori, gli amministratori, i politici abruzzesi ad approfittare di questa favorevole stagione per far capire a chi di dovere che Pescara marittima ha urgentemente bisogno di un porto commisurato alla sua importanza strategica. In altre parole bisogna operare ora e non soltanto in vista delle elezioni per concretizzare ciò che i pescaresi si aspettano.