Wednesday, June 28, 2006



Pescara / I FONDALI DEL PORTO SUPERANO APPENA IL PESCAGGIO DELLE NAVI TRAFHETTO


Ma a ridosso della diga foranea ci sono meno di 2 metri
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Lo hanno misurato con un satellite il fondale della darsena di Pescara. Quello non sbaglia, anche se vola a centinaia di Km da terra. Questo tipo di tecnologia che prima era solo dei militari oggi è stata in parte estesa anche agli enti civili e così il comune di Pescara ha potuto richiedere la misurazione della profondità del porto per verificare l’agibilità delle manovre della “Ivan Zajc” che a fine mese dovrebbe riprendere il servizio di traghetto tra Pescara e Spalato.

Per la nave “Pescara Jet” della SNAV, invece, il problema del pescaggio non è tanto importante come per la ex “Tiziano” data la forma di carena del catamarano che non ha bisogno di 6 metri per manovrare con sicurezza.
Il mese di aprile scorso, la Jadrolinija sospese il servizio perché la sua nave si incagliò e riportò anche dei danni alle eliche.

Questa circostanza negativa ha comportato il fermo dell’unità in bacino e la sua sostituzione con un altro mezzo per non lasciare scoperti alcune linee della compagnia.
Se la cosa si dovesse ripetere perderemmo per sempre il servizio tradizionale tra l’Abruzzo e la Crosazia.
Ora, secondo il documento satellitare, visionato dagli esperti della Direzione Marittima e dallo stesso comandante della nave, la profondità della darsena varia da 6 metri a 6,50 ma basta allontanarsi pochi metri dal centro del porto per trovarsi “seduto” su un consistente banco di sabbia formatosi a ridosso della diga foranea. In certi punti (chi scrive lo ha misurato) ci sono meno di 2 metri.

Wednesday, June 14, 2006


PESCARATORI ABRUZZESI SULLE COSTE AFRICANE - I PIRATI ESISTONO ANCORA

di Romano Di Bernardo


Gli episodi di pirateria ai danni di due nostre navi mercantili che navigavano in vista delle coste africane sono piuttosto frequenti e riportano alla ribalta un problema vecchio che credevamo ormai appartenere alle fantastiche avventure descritte nei romanzi Salgariani. Invece siamo di fronte ad una nuova risma di criminali spietati che non hanno nulla di romantico e che solo nei primi mesi Dell’anno scorso hanno abbordato ben 127 navi e sequestrato 178 marittimi.Colpito, incuriosito ed anche preoccupato per questa crescente criminalità marittima sono andato a trovare Nino Clementoni, un amico di Martinsicuro, marittimo in pensione, che nel corso di 37 anni di navigazione ha subito due tentativi di abbordaggio durante la pesca lungo la costa occidentale dell’Africa. Tentativi che egli stesso, riuscì a neutralizzare senza spargimento di sangue.Ecco il suo racconto. “La prima esperienza l’ho vissuta nel 1985 vicino alle costa Atlantica africana a Sud del Marocco e la seconda nel 1998 un poco più a Sud durante la guerra civile in Sierra Leone.Sia nel primo che nel secondo caso ho messo in atto uno stratagemma abbastanza originale ma di grande effetto. Essendo i due episodi simili vi racconterò solo il secondo, cioè il più recente.Quando a bordo ci siamo resi conto che due canone di uomini armati stavano inseguendoci pronti a lanciare i loro arpioni per abbordarci, ho fatto celermente collegare molti tubi flessibili all’impianto di refrigerazione (eravamo una nave da pesca oceanica) e li abbiamo calati lungo la fiancata di sinistra da dove provenivano le canoe spinte da veloci motori fuoribordo.Giunti a pochi metri dalla nave i pirati si affiancarono per lanciare gli arpioni e salire a bordo. A quel punto ho fatto un segnale convenuto ad un mio ufficiale di macchina che ha aperto la valvola del gas. Dopo un po’, essendo molti i tubi collegati, la pressione del gas stentava ad aumentare. Pensai a qualche avaria della pompa e già vedevo le scimitarre ed i mitra minacciosi di quegli uomini giunti proprio sotto la fiancata. Per fortuna la pompa andò in pressione e una nuvola di gas irritante investì all’improvviso quei delinquenti che rimasero quasi accecati e disorientati per qualche minuto. Ciò permise al Comandante di virare dalla parte opposta mostrando ai pirati la nostra poppa e le nostre eliche micidiali al massimo dei giri...ho ancora davanti agli occhi le minacce rabbiose di uno di loro che agitava una scimitarra verso di noi mentre ci allontanavamo dalla zona del tentato abbordaggio.”

1- Nino al suo primo imbarco (1959)

2 - La signora imbarcata insieme al marito

3 - L'equipaggio che sconfisse i pirati

Una vita sul mare


Nino Clementoni si imbarcò la prima volta nel 1955 sul motopesca “Monte Corno”. Era quasi un ragazzino; si era appena licenziato dalla Scuola Marittima con il diploma di allievo ufficiale macchinista ed era convinto, fin da allora, che la sua sarebbe stata una vita sul mare. Fece l’ultimo imbarco nel 1998. “Se dovessi rinascere – mi dice con una punta di orgoglio e commozione – rifarei tutto quello che ho fatto...” Ma questa sua passione per il mare non gli ha precluso gli altri passi importanti dell’esistenza, come l’incontro con sua moglie, la Signora Gemma, che gli ha dato due splendide figlie, ora ambedue sposate, accettando di condividere con lui una vita certamente non facile per la moglie di un navigante. Non solo lo aspettava in banchina quando rientrava dalle lunghe campagne di pesca in Atlantico, ma condivise con Nino diversi periodi di imbarco durante i frequenti viaggi dalle coste del Tirreno alle coste Atlantiche.


Ora la famiglia Clementoni vive serena in una villetta di Martinsicuro, una operosa cittadina quasi al confine tra l’Abruzzo e Le Marche, dove il Direttore di Macchina in pensione passa il suo tempo con i nipotini, non tralasciando le comunicazioni radio (si, perché Nino è anche un radioamatore con il nominativo internazionale IK6TIG) con le navi sparse per i mari del mondo.Un solo ricordo spesso lo angoscia: quel pirata africano quasi accecato dai gas che lo minacciava rabbiosamente con la scimitarra mentre la piroga assalitrice si allontanava.

Monday, June 05, 2006

OCCORRE MAGGIORE TUTELA PER I PESCHERECCI ITALIANI ALL’ESTERO

Dopo le spiacevoli notizie sui pescherecci italiani bloccati in alcuni porti stranieri l’ex radiotelegrafista Adolfo Brochetelli ci ha inviato l’interessante articolo che di seguito pubblichiamo



di Adolfo Brochetelli

Scrivo queste note dopo che alcuni amici marinai mi hanno indotto (costretto) a far sentire che oltre ai radiotelegrafisti esistono sulla nave altre categorie :
Il comandante : capo indiscusso di tutto, rappresentate in mare del Presidente della Repubblica italiana, rappresentante della religione cattolica , medico etc.
Il Direttore di macchina , Ufficiale superiore responsabile della parte tecnico meccanica , elettrotecnica ed elettronica della nave.
L'elettricista: responsabile della manutenzione elettrica.
L'operaio meccanico e quello motorista, responsabili della manutenzione meccanica e del funzionamento dei motori.
L'ingrassatore ed i marinai responsabili della manutenzione della sala macchina ,della coperta ,dei luoghi di vita.
Il nostromo, uomo di fiducia del Comando ,colui che esegue gli ordini del Comandante e pianifica insieme al primo Ufficiale di coperta e talune volte al primo Ufficiale di macchina che la nave sia sempre a posto (pitturazione, manutenzione agli argani, gru, mezzi di salvataggio etc.
Il Cuoco colui che sfama l'equipaggio, perno centrale della nave.
Gli Ufficiali di grado inferiore addetti alla contabilita' ,alla rotta e alla guardia sul ponte o in sala macchina.
Come saprete i pescherecci sono le imbarcazioni insieme ai supply vessel più a rischio non solo perché di tonnellaggio piccolo, ma anche perché devono sopportare sempre mare grosso e ore di lavoro veramente debellanti, dove tra lavoro di assistenza e di manutenzione, le ore di riposo si riducono al momento dei pasti e a qualche ora di sonno sballottati di continuo dalle onde.
Ancora peggio chi fa navigazione alle alte latitudini ,accompagnati dal freddo, o ai supply vessel delle piattaforme che svolgono un compito primario per la funzionalità delle piattaforme stesse.
Purtroppo ultimamente alcuni governi cosiddetti "falsi poveri", hanno internato nei porti alcuni nostri pescherecci.
Per l'alto costo della penale per la liberazione , restituzione dei documenti di bordo ,libro di navigazione e contabile insieme ai certificati di navigabilità etc. etc. sono stati come dimenticati dal mondo marittimo italiano.
Noi stiamo scrivendo della radiotelegrafia o tsf , ma spesso ci dimentichiamo degli altri.
Tra quelli che sono imbarcati sui s.v. o sui pescherecci tantissimi sono radioamatori.
Io stesso negli anni 80 aiutavo i comandanti dei vari pescherecci ,piccoli , mandati in navigazione d'altura, modificati poi in navi fattoria, dove la SIRM o la TELEMAR avevano installato apparati giapponesi da 150watt input con stralli come antenne.
Su queste navi ci sono imbarcati italiani che provengono da tutti i nostri paesi di mare.
Con 150 watt input vuol dire avere 75watt d'uscita in onde corte.
Ora parecchi di questi pescherecci sono stati bloccati in paesi africani e d'oltre mare perché non hanno rispettato le quote del pescato, ma come voi sapete quando si salpano le reti non e' che viene su sempre la quantità X ; può venir su la rete stracolma di tutto, spesso e' difficile avere il tempo di rigettare in mare il pescato vivo non autorizzato, cosi, volenti o nolenti finisce dentro ai congelatori o ai bollitori.

I colleghi radioamatori dell'adriatico e siciliani sanno bene queste cose, ed io stesso dopo così tanti anni di navigazione so come si svolge la pesca tra mare forza 5 ed oltre ; tra il pericolo di cadere in mare di notte e le esigenze del mercato ittico.
Da non sottovalutare poi il fattore economico degli armatori.
Con questo non voglio lanciare un grido di allarme ma mettere al corrente che abbiamo italiani imbarcati bloccati in porti stranieri, mentre pescherecci o navi fattorie di altri paesi non solo pescano quello che vogliono ma stanno riducendo flora e fauna marina dei nostri mari ,perché come sapete quando si utilizzano le reti a fondo queste strappano tutto lasciando il fondale sia sabbioso che roccioso spoglio di tutto.
Greenpeace si impegna insieme alla Guardia Costiera , ma solo contro i pescherecci "poveri", mentre quelli delle nazioni ricche che non rispettano nè quote nè tanto meno tipo di pescato non solo sono tollerati ma addirittura ignorati.