Wednesday, January 07, 2009


Turismo nautico qualificato ***Da Lastovo a Milijet (baia di Polace) ***




Testi e foto digitali di Erminio D’Alessandro

Mercoledì 20 agosto.
Mi alzo presto, tutti dormono, la quiete assoluta della baia di Ubli, nell’isola di Lastovo, induce l’equipaggio a trattenersi nelle cabine. Scendo a terra e faccio una doccia ristoratrice nei servizi dell’hotel Solitudo. Con calma e senza far rumore torno a bordo, preparo il caffè e sistemo il note book nel quadrato esterno per il collegamento ad internet. Mentre sorseggio il caffè guardo estasiato le previsione del tempo paragonando sia siti italiani che croati, tutti con verdetto unanime: ancora tre giorni di tempo stabile, sole, caldo e mare calmo. Dal 16 agosto condizioni meteo stabili sino al 23, sembra incredibile. Pian piano il profumo del caffè attira qualcuno in coperta, “… che ore sono? … quasi le otto!” Ne approfitto subito per mettere insieme un paio di uomini per lasciare l’ormeggio intorno alle 8 e trenta, abbiamo davanti più di trenta miglia per raggiungere dalla baia di Ubli nell’isola di Lastovo, la baia di Polace nell’isola di Milijet.

“Se riusciamo a fare almeno 4 nodi andiamo a vela” dico via radio al comandante di Lula, ma un navigante croato risponde in italiano “oggi non ci sarà vento”. Aggiriamo l’isola da nord, puntando verso est, una brezza scende dalle colline di Lastovo. Ottimista drizzo subito la randa e preparo il gennaker. “come và” mi chiede Nicola via radio “due nodi con la sola randa… apro il gennaker” rispondo. Con il gennaker gonfiato a stento dai 4 nodi di vento apparente di gran lasco, facciamo quasi tre nodi, troppo poco per affrontare più di trenta miglia. Insisto ancora per una mezzora, ma il vento, come previsto dal navigante croato, appena mi allontano dall’isola di Lastovo cessa completamente. Ammainate le vele procedo a motore su un mare piatto per recuperare un paio di miglia che mi separano da Lula che non ha issato le vele ed è andata avanti a motore a sette nodi. Dopo un paio di ore sono a pochi metri dalla poppa di Lula, mare liscio come l’olio, rallento, vento apparente uguale alla velocità della barca: sette nodi.

Intorno alle 13.30 entriamo nella baia di Polace a nord est dell’isola di Milijet (vedi foto n. 1). La sera precedente avevamo telefonato ad un ristorante per prenotare la cena e farci lasciare il posto nel suo pontile privato. Prima delle 14.00 tutte e due le barche erano ormeggiate sul pontile di legno (vedi foto n. 2) ed il ristoratore si rendeva disponibile a prepararci qualcosa di semplice e leggero anche per il pranzo. Sotto un sole cocente raggiungiamo la terrazza all’ombra poco distante e dopo qualche minuto due vassoi, uno di insalata di polpo ed uno di insalata mista riempivano la tavolata.
Nel pomeriggio tutti e due gli equipaggi, ad eccezione di me e mia moglie, con gli scooter a noleggio raggiungevano l’ingresso del parco di Milijet per una visita. Io e mia moglie approfittiamo per dare una generale pulizia alla barca, passiamo persino l’aspirapolvere e intorno alle sei del pomeriggio, sudati fradici, facciamo duecento metri a piedi verso l’esterno del fiordo per farci una nuotata ed un bagno ristoratore. La baia di Polace è semi vuota, non sembra il 20 agosto, solo al calar del sole poco a poco una trentina di barche calano l’ancora nella ampia baia per passarvi la notte (vedi foto 3) ed all’imbocco dell’insenatura una grande e meravigliosa barca a vela di almeno 100 piedi si sistema per la notte (vedi foto 4).

La serata è scontata, il ristoratore ci ha già mostrato a pranzo uno scorfano ed un pesce san pietro, freschi e di buona taglia, che ci verranno serviti con vari contorni cotti alla brace ed un guazzetto di cozze. Niente male, una trentina di euro a testa il prezzo per una cena equilibrata.
La sera nella baia di Polace non c’è nemmeno l’illuminazione pubblica, le luci sono solo quelle di una decina di case e di cinque o sei ristoranti sul mare. Finita la cena, quindi, torniamo in barca e facciamo due chiacchiere mentre sorseggiamo un goccio di buon rum, pensando alla “tirata” dell’indomani sino a Dubrovnick, circa 35 miglia.

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